
Credits: Nirmal Dulal / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)
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Il suo nome è Kumari Devi. È una bambina, una dea vivente, la reincarnazione della divinità Indù Taleju Bhawani, meglio conosciuta come Durga, la moglie del dio Shiva.
Proviene dalla casta Newar Shakya e dall’età di quattro anni vive, reclusa e venerata, in un antico palazzo nel centro di Katmandu. Ha lasciato la sua casa, i suoi genitori, il suo mondo quotidiano perché è stata riconosciuta la nuova “vergine” (Kumari) protettrice del Nepal.
Per essere la Kumari devi essere fisicamente perfetta e dimostrare un coraggio non comune. Essere una dea non è una scelta personale ma un privilegio che viene dall’Alto, una benedizione che ti rende unica tra le tue simili; divina appunto.
Il tuo corpo dev’essere come quello di un albero di banyan, le tue ciglia come quelle di una mucca, il tuo collo come una conchiglia, il tuo petto come quello di un leone, i tuoi capelli neri e lisci, i tuoi occhi scuri, le tue mani e i tuoi piedi morbidi e le tue cosce come quelle di un cervo.
La tua lingua dev’essere piccola e tuoi organi sessuali ben formati, la tua voce delicata e chiara come quella di un’anatra.
La Kumari non deve temere il sangue e non deve mostrare alcun segno di timore. Nessuna paura di fronte alla visione notturna di teste di bufali e di capre mozzate illuminate da candele mentre danzatori ballano mascherati da divinità.
La Kumari non deve piangere, non può sembrare disinteressata o dimostrare irrequietezza duranti i riti religiosi.
Non può uscire dal suo palazzo se non per cerimonie ufficiali, si dovrà spostare senza mai toccare il suolo coi piedi e, poiché viene considerata onnisciente, non frequenta la scuola e i suoi unici compagni e guardiani sono due bambini della medesima casta.
Si dice che i gesti della dea bambina siano premonitori di eventi futuri.
Se la dea raccoglie il cibo delle offerte, ci saranno delle perdite finanziarie.
Il suo pianto è annuncio di malattie o morte.
Il suo silenzio invece è segno positivo e indica che i desideri dei fedeli verranno esauditi.
Quando la Kumari si ammala gravemente, si ferisce o ha il primo mestruo, significa che la dea Taleju Bhawani ha abbandonato il suo corpo mortale. A quel punto si apre la strada per una nuova Kumari.
E così, improvvisamente, da un giorno all’altro avviene il passaggio da divinità a “bambina normale”.
La reintroduzione nella società non è un processo facile per chi, fino a quel momento, ha vissuto lontano dalla realtà quotidiana. A questo si aggiunge la leggenda secondo cui l’uomo che sposa una ex Kumari morirebbe in giovane età.
Ho incontrato la Kumari a Katmandu insieme ad un gruppo di colleghi agenti di viaggi. A qualcuno la piccola dea è sembrata solo una bambina molto annoiata; ma quanto è difficile per noi occidentali, seppur attenti alle altre culture, capire fino in fondo un universo religioso così complesso come quello dell’Induismo?

Mi chiamo Giorgio Fascio, ho una passione per i Beatles (la mitica Abbey Road!) e per i viaggi, soprattutto per quelli che ti portano alla conoscenza del mondo, della sua storia e quindi alla riscoperta di te e di qualcosa che, in fondo, ti appartiene. Sono un piccolo artigiano del viaggio e, insieme ai miei collaboratori, curo ogni creazione come se fosse unica, perché unica e speciale è l’aspettativa che ogni viaggiatore sente dentro di sé.